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Le emissioni di CO2 in Italia: tra protocollo di Kyoto e risultati del G8

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Inquinamento atmosferico di origine industriale

Il protocollo di Kyōto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale, sottoscritto nella città giapponese di Kyōto l’11 dicembre 1997, da più di 160 paesi in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia.
Il trattato prevede l’obbligo in capo ai paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012.
Premesso che l’atmosfera terrestre contiene 3 milioni di megatonnellate (Mt) di CO2, il Protocollo prevede che i paesi industrializzati riducano del 5% le proprie emissioni di questo gas. Il mondo immette 6.000 Mt di CO2, di cui 3.000 dai paesi industrializzati e 3.000 da quelli in via di sviluppo; per cui, con il protocollo di Kyōto, se ne dovrebbero immettere 5.850 anziché 6.000, su un totale di 3 milioni. Ad oggi, 174 Paesi e un’organizzazione di integrazione economica regionale (EEC) hanno ratificato il Protocollo o hanno avviato le procedure per la ratifica. Questi paesi contribuiscono per il 61,6% alle emissioni globali di gas serra.

Rispetto agli obiettivi concordati a Kyoto, l’Italia è l’ultima tra i Paesi UE a livello di impegno. Secondo uno studio di Ecofys, con un investimento di 4 miliardi di euro l’anno, che rappresenta solo lo 0,2% del Pil, l’Italia potrebbe ridurre le proprie emissioni di CO2 del 29% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, raggiungendo così l’obiettivo del 30% (in presenza di un accordo globale a Copenaghen) previsto dalla Ue nel Pacchetto clima ed energia.
Nel 2007, in Italia le emissioni totali di gas a effetto serra sono ammontate a 553 milioni di tonnellate equivalenti di CO2; primo responsabile di ciò il settore industriale, che ha causato il 26% delle emissioni del 2007, seguito da quello della fornitura energetica, che emette il 25% delle emissioni totali di gas a effetto serra, dai trasporti, con il 23%, e dall’edilizia con il 16%. Inoltre,  previsto un aumento delle emissioni da 623 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 dal 2005 al 2020.

Secondo il Wwf, rispetto ai livelli del 2005, il settore industriale potrebbe risparmiare il 44% delle emissioni migliorando l’efficienza energetica e la produzione combinata di calore ed elettricità, e riducendo il tasso di clinker (materiale base) nella produzione del cemento. Il settore dei trasporti potrebbe risparmiarne il 36% solo migliorando l’efficienza energetica dei mezzi e favorendo le ferrovie e il trasporto pubblico. Migliorando l’isolamento termico e la progettazione degli edifici e utilizzando le biomasse per il riscaldamento, inoltre, si avrebbe un risparmio del 35%. Una riduzione del 33%, poi, dall’agricoltura sfruttando il biogas e migliorando il regime alimentare dei bovini. Meno 46% nel settore della fornitura energetica migliorando l’efficienza presso gli utenti finali, aumentando l’uso delle energie rinnovabili, sfruttando metodi di cattura e stoccaggio CO2 per ogni impianto a combustibile fossile. Anche aumentando il riciclo e il compostaggio, si potrebbe avere un meno 59% dai rifiuti.

A Simone Molteni, direttore del progetto Impatto Zero® di LifeGate, primo progetto italiano ad occuparsi del problema dei cambiamenti climatici, riducendo e compensando le emissioni di Co2, il Ministro Prestigiacomo ha sottolineato l’importanza ed i risultati positivi di un appuntamento strategico quale quello del G8 che si è tenuto quest’anno all’Aquila, nell’ambito del quale, ed in vista dell’incontro internazionale delle Nazioni Unite del prossimo dicembre a Copenhagen, è stato firmato il “patto per l’ambiente” fra il nostro governo ed alcune tra le principali realtà economiche italiane con la proposta di investimenti per ben 12 miliardi di Euro nei settori della green economy.

Secondo il Ministro dell’Ambiente, un altro aspetto positivo è stata l’attenzione posta alle tematiche di conservazione ambientale e all’importanza della biodiversità, con l’inserimento nel testo dei leader dell’impegno al rispetto della Carta di Siracusa stilata nel corso del G8 Ambiente proprio sulla tutela della diversità ambientale.

Lo stesso fondatore di LifeGate, Marco Roveda, ha commentato positivamente i risultati del G8 ponendo l’accento sul fatto che la percentuale di riduzione delle emissioni di CO2 prevista per il 2050 richiederà un impegno annuo di una diminuzione del 2% nella produzione di gas serra sul quale occorrerà vigilare affinché il tutto non si risolva in una mera operazione di marketing di facciata.

Via: You Impact

P. Brisotto

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